È sempre mortalmente sbagliato lasciare sotto il sole le bottiglie in plastica di acqua destinata alla vendita: scatta, infatti, il reato di detenzione per la vendita di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione.
Perché, al di là del fatto che uno le apra o meno, viene messo in commercio un prodotto in grado di fare del male a chi lo consuma, di nuocere alla salute, insomma. Che, in questo caso, è il bene giuridico tutelato dalla normativa in vigore.
L’acqua, “prodotto alimentare vivo”, non diversamente da altri liquidi alimentari come olio o vino, rischia di subire modificazioni a causa dall’esposizione alle condizioni atmosferiche esterne. I raggi del sole, ad esempio, possono alterare chimicamente i contenitori e di conseguenza il loro contenuto mettendo a rischio la salute dei consumatori.
Il commerciante deve usare tutte le accortezze necessarie con gli alimenti deteriorabili onde evitare di mettere a rischio la salute dei consumatori.
La sentenza della cassazione sulla detenzione irregolare di acqua in plastica
Questa la conclusione a cui è giunta la Corte di Cassazione, che con la sentenza 39037/18 del 28 agosto ha confermato la condanna emessa dal Tribunale di Messina (1.500 euro di ammenda) nei confronti di un commerciante che aveva venduto bottiglie di acqua tenute nel piazzale prima della vendita, perché era stato appurato che le confezioni di acqua minerale erano accatastate alla rinfusa all’esterno di un deposito ed esposte alla luce del sole, in periodo estivo in pieno giorno in una zona notoriamente calda come la Sicilia. Inutile è stato difendersi sostenendo che l’acqua era stata scaricata e lasciata all’aperto il tempo necessario per portarla in deposito.