In quasi tutte le acque in bottiglia di undici dei più famosi marchi al mondo, come Danone, Nestlè e San Pellegrino, sono state trovate tracce di microplastiche. Sono i risultati di un’indagine condotta dall’organizzazione no profit Orb Media sulla presenza di minuscole particelle di plastica nelle acque confezionate diffuse a livello globale, così come quella che esce dai rubinetti di 14 Paesi in diverse zone del globo, tra cui anche l’Italia.
Secondo i dati raccolti, in media in ogni bottiglia sono state scovate 325 particelle di plastica per litro, la maggior parte poco più larga di un capello umano. Stando al report il 93% dell’acqua dei brand analizzati conteneva minuscoli pezzi di plastica. Le bottiglie sono state acquistate nei negozi con un filmato realizzato al momento dell’acquisto, come prova della provenienza, altre ordinate su internet con tracciamento dell’acquisto.
Lo Studio di Orb Media, denominato “Invisibles: The Plastic Inside Us”, il primo studio a livello globale sull’inquinamento dell’acqua potabile da parte di microplastiche, con 159 campioni di acqua potabile esaminati, ha evidenziato presenza di microplastiche nell’acqua potabile esaminata, localizzati in diverse zone del globo: Cuba, Ecuador, Francia, Germania, India, Indonesia, Irlanda, Italia, Libano, Slovacchia, Svizzera, Uganda U.K e U.S.
La plastica è diventata un materiale così presente da avere raggiunto anche l’acqua, un bene necessario e importantissimo per noi. Lo studio non si sofferma sui possibili danni o le implicazioni relative all’ingestione di questi piccolissimi pezzi di plastica, in quanto per il momento non ancora studiati in dettaglio nell’uomo, ma è ben noto che le microplastiche contengono e assorbono sostanze chimiche tossiche e la ricerca sulla fauna selvatica, già condotta, mostra il rilascio nel corpo, per cui molto probabile che le microplastiche una volta assunte dall’organismo umano possano rilasciano sostanze chimiche di diverso tipo anche in modo veloce.